lunedì 24 gennaio 2011

ITALIANI, TROPPO INTELLIGENTI…TROPPO ITALIOTI

BENITO MUSSOLINI, Ė LEI O NON Ė LEI L’UOMO CHE…?
di Filippo Giannini

I soliti ignoti è uno dei più insulsi – fra i tanti – programmi televisivi italiani che allietano (si fa per dire) le nostre serate; e questo per proporre un giochetto dalle finalità un pochino più serie.
Immaginiamo uno studio televisivo e che sullo sfondo ci siano in fila dei personaggi, anche se ormai non più in vita; concedetemelo questo miracolo, ripeto: è solo un giochetto. E immaginiamo, come nella babbea trasmissione televisiva, che il conduttore ne chiami uno alla volta e ponga le domande. Iniziamo:
Scrittore Bernard Shaw è lei che il 13 ottobre 1937 scrisse: «Lo Stato Corporativo fascista costituiva il grande avvenimento del secolo… Le cose da Mussolini già fatte lo condurranno prima o poi ad un serio scontro con il capitalismo». Ė proprio lei?
Lei, Wallace Beery, uno dei più famosi attori americani ha detto: «Quando nel 1931 mi recai con la famiglia in Italia a presentare il film Il Campione, mi presentai spesso in maglietta nera, in onore e simpatia per Mussolini! Mussolini grande! Italia bellissima! Italiani simpaticissimi! Evviva Italia! Evviva Mussolini!». Ė proprio lei che disse queste parole?
Lei, Giuseppe Prezzolini, grande giornalista, in piena crisi economica scrisse nel 1934 a seguito di un viaggio in Italia, proveniente dagli Stati Uniti: «Pace in questa Italia, ecco il primo sentimento certo che si prova venendo di fuori e dura per tutto il soggiorno. Le strade non saranno grandi come le Avenues, ma non ci sono mitragliatrici, le lire non saranno molte come i dollari, ma sono sempre lire e lo saranno domani. I ricchi non hanno bisogno di guardie del corpo per salvare i figlioli dal sequestro. I poveri non devono pagare la taglia mensile alla mala vita per esercitare il loro mestiere. Il popolo italiano appare rinnovato. Gode come nessun altro popolo del paesaggio, dei fiori, dei colori dell’aria. I discorsi e i commenti che vi senti, lasciano trasparire un’atmosfera di serenità e di salute. Il popolo italiano ha un aspetto più forte, più dignitoso, più serio, più curato, meglio vestito di un tempo, è ossequiente alle leggi e ai regolamenti, è istruito nella generalità. Non è ricco come altri popoli, ma non lo è mai stato e in confronto del popolo americano mi pare senza dubbio più contento». Ė proprio lei che ha scritto queste parole?
Stanley Baldwin, è proprio lei che sentenziò: «Non credo che vi siano in Europa uomini di eccezione come Mussolini»?
Lei, Austen Chamberlain, lei che ha coperto cariche politiche di primo piano, proprio lei disse nel 1933: «La mia incondizionata ammirazione e personal affection per il Duce la cui grandezza va ogni giorno crescendo davanti al mondo»?
«Il genio romano impersonato da Mussolini, il più grande legislatore vivente. Egli ha pensato esclusivamente al bene duraturo del popolo italiano come Egli lo concepiva. Se fossi italiano sono sicuro che sarei del partito di Mussolini». Mister Winston Chuchill, proprio lei ha scritto questo giudizio?
Cyril Clemens, sono proprio sue queste parole pronunciate nel 1969: «Consideriamo Mussolini Presidente Onorario ad memoriam della Mark Twain Society di questa Istituzione statunitense che, dal 1923, ha eletto suo premier Onorario internazionale Benito Mussolini»?
Lei, President Columbia University, ha pronunciato nel 1932, queste parole: «Si può avvicinare Mussolini a Cromwell. Il Fascismo è un sistema di governo assolutamente splendido»?
Ė proprio il Daily Express che nel 1930 scrisse: «Mussolini, questo artefice magnifico della rinnovata grandezza d’Italia, questo conciliatore dei Savoia col Vaticano, seguiva sorridente e sereno la processione dei Re e dei Principi, con la fronte cinta da un alloro invisibile»?
Ed ora smettiamo questo gioco insulso, lasciandolo alla RAI/TV e spostiamoci su argomenti seri.
Daily Mail (1932): «Il governo di Mussolini ha portato a termine un’impresa apparentemente
impossibile».
Daily News: «Gli storici scriveranno il suo nome nel tempio della fama».
Daily Telegraph: «Alla camicia rossa di Garibaldi è succeduta quella nera di Mussolini e fra i due fenomeni il più forte e più notevole è il secondo».
Antony Eden (1934): «Le leggi del Duce e dei suoi fedeli sono una pietra miliare nella evoluzione mondiale».
Thomas Alva Edison: «Mussolini è il genio più grande dell’età moderna».
Douglas Fairbanks (1930): Mussolini è una delle più portentose personalità che abbia mai conosciuto».
James Gregor (1951): «Se Marx è stato il profeta dell’Ottocento, il profeta del Novecento è Mussolini».
C. Hibert (1933): «Quando si trasferì a Roma decise di rifiutare ogni emolumento come Capo del Governo e come Ministro, e di mantenersi coi suoi guadagni di direttore del Popolo d’Italia e con gli articoli che scriveva di tanto in tanto per qualche giornale americano».
Samuel Hoare (1938): «Mussolini è il massimo statista dell’Europa moderna».
William Lawrence (1930): «Ė un’Italia nuova. Mussolni è l’animatore anzi il creatore di questo nuovo spirito. Insomma: un’Italia nuova, politicamente, commercialmente e socialmente. Il cervello meraviglioso di Mussolini è al lavoro».
G. Leavis (1982): «Ezra Pound ammira Mussolini in quanto artifex, in quanto creatore non viziato da tirannici appetiti di potere. Non deve stupire, peraltro, il lettore davanti a giudizi negativi di Pound dedicati a Metternich, a Hitler, a Francesco Giuseppe, a Nietzche».
Lloyd George (1934): «Benito Mussolini passerà alla storia come il genio del dopoguerra… Il corporativismo ideato da Mussolini è intelligente e promette molto… Ancora una volta l’Italia, la piccola Italia che diede Cesare capitano e Napoleone condottiero e che largì al mondo i più grandi geni dell’umanità ha offerto un Uomo che desta ammirazione anche fra i suoi nemici e che ogni giorno detta leggi circa il modo di governare i popoli in momenti difficilissimi… L’Italia è un paese povero, più povero di noi. Ma ecco che cosa Mussolini ha fatto; egli ha mostrato coraggio, egli ha affrontato e affronta le difficoltà. Egli ha bonificato delle centinaia di migliaia, se non addirittura dei milioni di acri. Egli ha tratto dalla terra pane e lavoro per migliaia e migliaia di persone… Se il mondo non si decide a seguire Mussolini il mondo è perduto. Non c’è che Mussolini ad avere le idee chiare ed a camminare sicuro sulla strada segnata dalla sua volontà».
Emil Ludwig (1940): «Mussolini è il più notevole uomo vivente; la sua figura si profila gigantesca fra i grandi uomini della Storia… Mussolini sognò col Fascismo una grande Nazione. Si mise all’opera per trasformare il sogno in realtà. Creò la Nuova Italia: e questa è una delle ragioni della sua grandezza di fronte al mondo e alla Storia».
Manchester Guardian (1939): «Mussolini è certamente la più grande figura dell’epoca».
Arnold Molbriegel (1929): «Anche fra i pellirosse non si parla che di Mussolini».
Oswald H. Mosley (1931): «Mussolini è il personaggio che più ammiro nel firmamento mondiale. Mi adoprerò al massimo per emularlo o almeno avvicinarlo nelle sue iniziative e nelle sue realizzazioni di civiltà».
New York Herald: «L’opera di Mussolini continua ad essere una delle meraviglie del secolo 20°».
P.O. Connel (1934): «Esalto la figura del Duce, il grande statista italiano che ha finalmente saputo risolvere la spinosa questione romana. Il popolo deve serbare eterna gratitudine a Mussolini per la sua opera meravigliosa con la quale l’Italia ha assunto un nuovo assetto in ogni campo. Mussolini è un governante di genio che Dio ha dato all’Italia perché questa Nazione continui la sua rapida ascesa verso destini di gloria».
Mary Pickford (1930): «Ecco, l’Italia è bella, è grande ma ha un torto: è stata egoista. Perché di Mussolini non ne ha dati due? Uno per sé e l’altro per qualche altra Nazione (non voglio dire quale) che ha tanto bisogno di un uomo come Mussolini».
Lord Rothermere: «Per l’Europa è stato un tonico che ha fatto molto bene a tutti. Posso pretendere con sincera soddisfazione d’essere la prima autorevole persona che ha presentato nella giusta luce gli splendidi risultati conseguiti da Mussolini, una di quelle figure storiche come Richelieu, Cromwell, Pitt, Bismarck che lasciano un’impronta nel mondo. Come Napoleone dominò il secolo XIX così Mussolini è la più grande figura del nostro tempo».
C.H. Sherril: «Tutti i cambiamenti apportati da Mussolini appaiono veramente un miracolo! Pulizia! Non più mendicanti! Treni sempre in orario! Enorme estensione di forza idraulica! Risanamenti delle paludi pontine! Soppressione della mafia in Sicilia, ecc.. ma preferisco parlare della trasformazione da lui operata nell’anima e nel sentimento nazionale del popolo italiano…».
Horia Sima (1976): «Adesso si può meglio comprendere l’odio mortale dei comunisti contro il fascismo. Non perché esista un pericolo fascista, non perché possa resuscitare nel mondo il fascismo bensì perché i popoli non s’incamminino sulla via indicata da Mussolini: il cammino della collaborazione sociale, della sintesi sociale sotto l’autorità dello Stato, per fortificarsi e difendersi da esperienze disastrose».
John Spargo (New York Time): «Mussolini è oggi l’uomo più straordinario del mondo e la sua figura è così dominante che nessun studioso di storia politica può considerarla con indifferenza».
The Spectator (1939): «Verso la fine del libro “Vita di Mussolini”, Mussolini viene paragonato a Napoleone, Stalin e Cesare, a loro svantaggio. Il Duce, a differenza di Napoleone, non è un avventuriero senza principi e non lede i diritti genuini degli individui e delle Nazioni… Mussolini è un contadino, il figlio di un fabbro, e questo il popolo non lo dimentica. Ho parlato a contadini i quali, dopo averlo criticato, hanno affermato: “Ma è uno di noi!”».
Oswald Splenger (1936):«L’Italia finché Mussolini vive è una grande potenza mondiale, erede naturale della Francia, se – ripeto – resterà a lungo sotto la direzione di Mussolini per fortificarsi spiritualmente e durare».
Sunday Espress (1932): «Dopo Napoleone e Bismarck, il mondo non aveva visto un uomo di tale tempra. Mussolini è una figura unica al mondo. Ė impossibile menomare la sua grandezza. Egli ha impresso la sua luminosa personalità sull’umanità intera. Fiammeggia come un astro».
Ward Price (1938): «Troppo a lungo la Gran Bretagna ha chiuso gli occhi davanti agli splendidi risultati conseguiti dal regime fascista. Parecchie volte Mussolini in persona mi ha manifestato la sua gratitudine per il Daily Mail, il primo quotidiano inglese che abbia onestamente esposto al mondo gli scopi che egli si prefigge».
Washington Post (1932): «Mussolini ha scritto il suo nome nel XX secolo con un inchiostro che il tempo non potrà scolorire, e con un compito che il destino deve applaudire».
H.G. Wells (1931): «Mussolini ha lasciato il suo segno nella storia».
Michael Shaks ha scritto nel suo libro What is the wrong with modern world? (Cosa è sbagliato nel mondo moderno?): «Non c’è alternative, o lo Stato Corporativo o lo sfascio dello Stato».

A questo punto immagino che qualche lettore si chiederà il motivo di tante citazioni (e sono solo alcune delle tante che ho tralasciate) di personalità anglosassone. Se questo lettore avrà la pazienza di leggere quest’ultima, comprenderà il motivo.
John Pierpont Morgan (Economista e magnate dell’industria Usa) (1932): «In America i nostri uomini politici non si curano se non di un problema, quello della loro rielezione. Tutto il resto non li interessa che mediocremente. Il popolo americano sente di non essere guidato. Felici voi, italiani, che grazie a Mussolini, avete in questo periodo così difficile il senso della sicurezza e della fiducia in voi stessi. Ci vorrebbe anche per l’America un Mussolini».
E gli italiani che hanno fatto? Hanno ucciso e impiccato per i piedi un Mussolini e l’hanno sostituito con un americano; giusta la frase del Presidente Giorgio Napolitano che nel messaggio di capodanno agli italioti ha voluto ricordare loro che “ci siamo liberati della tirannia fascista” conquistando la democrazia made in Usa. E i risultati si vedono!
Ma voglio togliermi uno sfizietto, citando un pensiero di Francesco Grisi (982): «CERTAMENTE CHI DIEDE L’ORDINE DI UCCIDERE MUSSOLINI IL 28 APRILE 1945 NON SI RESE CONTO CHE I FUCILI NON DANNO LA MORTE».


P.S. Un ricatto simile a quello posto in atto dalla Fiat/Marchionne, sarebbe stato concepibile al tempo dell’adorabile tiranno?

sabato 22 gennaio 2011

RECENSIONE di Piero Vassallo

In ossequio al pregiudizio settario, la storiografia progressista ha calpestato perfino l'ammonimento di Benedetto Croce, il più rigido e implacabile fra gli avversari di Mussolini: «noi non possiamo staccarci dal bene e dal male della nostra Patria, né dalle sue vittorie né dalle sue sconfitte.» (Discorso del 24 luglio 1947 all'Assemblea costituente).
Dal 1945 ad oggi i banditori dell'anti-Italia, gli storici al potere nelle accademie, non han fatto altro che predicare e promuovere la separazione degli italiani (specialmente dei giovani italiani) dal loro passato.
Gli studenti, i lettori dei giornali, gli spettatoti dei cinema e della televisione di stato, prima che alla critica delle numerose dottrine del fascismo, sono stati educati alla condanna di un intero ventennio di vita italiana. La censura storiografica si è accodata all'epurazione dei tribunali speciali. Una nube oscura e avvelenata si è appiattita sulla memoria di italiani illustri, colpevoli soltanto di essere vissuti al tempo del bieco tiranno.
Il furore vandalico non si è fatto mancare niente. Compiuto l'ingente massacro dei fascisti (e dei presunti tali) si è dedicato alla demonizzazione indiscriminata dei protagonisti del Novecento italiano. Gli autodistruttori hanno calunniato le grandi e meritorie opere compiute dagli italiani negli anni del regime fascista. Sotto la bandiera dell'antifascismo, la faziosità e la demenza sono avanzate fino al punto di minacciare il reimpianto della palude malarica.
Fedele all'insegnamento della pedagogia settaria, l'ecologo Folco Pratesi, generosa-mente sovvenzionato da un governo progressista, avviò addirittura costosi lavori finalizzati al restauro delle paludi pontine, rovinate dalla bonifica voluta dal bieco tiranno.
Strisciante come una lebbra nel pensiero, l'antifascismo non si arrestò neppure davanti alle conquiste dell'intelligenza italiana. Furono banditi o vilipesi grandi poeti (ad esempio D'Annunzio, Marinetti e Cardarelli) celebri musicisti (ad esempio Pietro Mascagni) commediografi illustri (ad esempio Ugo Betti). L'autolesionismo ha sminuito l'ispirazione sociale della cinematografia italiana intitolandola ai telefoni bianchi. Ha espulso dalle università con motivazioni infamanti, insigni maestri del pensiero quali Giorgio Del Vecchio, Nicola Petruzzellis, Carmelo Ottaviano, Armando Carlini, Carlo Costamagna.
In compenso ha glorificato gli assassini di Giovanni Gentile.
Ha calunniato e infangato la memoria del grande pontefice Pio XII. Giornalisti miserabili hanno messo sotto accusa perfino San Pio da Pietralcina, colpevole di aver scritto un'amichevole lettera a Mussolini.
L'attività degli studiosi intesi alla revisione storiografica costituisce pertanto l'argine al fiume di menzogne che inquina e avvilisce la memoria storica degli italiani.
Ora un prezioso contributo alla restaurazione è offerto dal saggio di Filippo Giannini, Benito Mussolini nell'Italia dei miracoli, edito da Solfanelli in Chieti.
Confortato da un'ingente documentazione, l'autore ridisegna la figura di Mussolini smentendo la leggenda che descrive un tiranno collerico e guerrafondaio. A sostegno della tesi sull'umanità di Mussolini è rammentata la vicenda di Gramsci che, nel 1937, fu messo in libertà per volere del capo del governo ed ottenne (anche per l'intervento di Mario, il fratello fascista di Antonio) il ricovero a spese dello stato nella clinica Quisinana. Un denso capitolo è dedicato alla politica fascista in difesa della famiglia, in cui Mussolini riconosceva la cellula primaria della società.
Per dimostrare che la volontà di Mussolini era intesa ad evitare la seconda guerra mondiale e che l'Italia fascista non aveva mire aggressive contro chicchessia, è citato il discorso tenuto a Tripoli nel 1937: «Noi desideriamo vivere in pace con tutti e offriamo la nostra collaborazione a coloro che manifestino un'identica volontà ... il popolo italiano esige di essere lasciato tranquillo perché è intento ad una lunga e dura fatica.»
L'Italia fascista, infatti, era impegnata alla costruzione di una terza via, ossia all'attuazione di un piano di riforme finalizzato al superamento dell'ideologia liberale e del comunismo rimedio peggiore del male capitalista, secondo Pio XI.
Grazie alla riforma fascista l'economia italiana diventò un modello invidiato e imitato perfino dall'America, il paese guida del capitalismo.
Gli archivi degli stati occidentali nascondono gelosamente la storia delle cause che scatenarono la seconda guerra mondiale.
E' ad ogni modo certo che il pericolo per i capitalisti non proveniva dal bolscevismo ma dal fascismo. La politica di Roosevelt peraltro confermò che il nemico del capitalismo non era Stalin ma Mussolini.
L'odio nutrito dai signori finanza iniziatica contro la riforma fascista e l'invidia nei confronti della crescente popolarità di Mussolini è da includere fra le cause del conflitto. Tale sospetto è alimentato dal ricordo delle parole di Mussolini: «Nei paesi della cosiddetta democrazia, il continuo allarmismo nevrotico, la seminagione di panico e di sospetto non serve certamente alla causa della pace, perché turba profondamente l'atmosfera fra i popoli.»
L'opera di Giannini, in ultima analisi, conferma le ragioni del revisionismo e incrementa il desiderio che siano resi pubblici gli archivi che conservano la verità sulle origini della II guerra mondiale.

Piero Vassallo

domenica 10 ottobre 2010

Novità: BENITO MUSSOLINI NELL'ITALIA DEI MIRACOLI

Mussolini ha subito un’atroce fine (…). Per vari aspetti Mussolini era affascinante. Per anni tutti gli stranieri di rilevo che vennero a Roma non avevano altro interesse che avvicinare l’uomo che, in condizioni estremamente difficili, dopo parecchi anni di anarchia e di caos, era riuscito a rimettere ordine e ritmo all’intera vita dell’Italia moderna (…). Certamente egli recava su di sé il segno della sua forza e della sua grandezza. L’uomo di Stato, il condottiero impediva di vedere il vero Mussolini. Perché nel fondo l’animava un vero impulso di umanità (…). Sdegnoso di ogni ricchezza è sempre vissuto modestamente (…). Durante la vita conservò una viva simpatia per gli umili, per i contadini e per i lavoratori. Non appena si trovava in mezzo agli operai parlava volentieri con loro. Noi l’abbiamo visto nelle Paludi Pontine intrattenersi faccia a faccia con un vecchio agricoltore, sulla spalla del quale egli posava familiarmente la mano.
Coloro i quali vogliono in ogni costo raffigurarlo come un essere intrattabile, rude, duro come il granito si ingannano completamente (…). Il potere non lo logorò per niente. Per tutta la vita egli conservò intatta la sua spontaneità emotiva.
Non si possono enumerare i suoi atti di bontà (…). Il bilancio del Fascismo? Ha nome: strade, autostrade, ferrovie, canali di irrigazione, centrali elettriche, scuole, stadi, sports, aeroporti, porti, igiene sociale, ospedali, sanatori, bonifiche, industrie, commercio, espansione economica, lotta contro la malaria, battaglia del grano, Littoria, Sabaudia, Pontinia, Guidonia, Carta del Lavoro, collaborazione di classe, Corporazioni, Dopolavoro, Opera Maternità e Infanzia, Carta della Scuola, Enciclopedia, Accademia, Codici mussoliniani, Patti Lateranensi, Conciliazione, pacificazione della Libia, marina mercantile, marina da guerra, aeronautica, conquista dell’Abissinia.
Tutto ciò che ha fatto il Fascismo è consegnato alla storia. Ma se c’è un nome che, in tutto questo dramma, resterà puro e immacolato, sarà quello di Mussolini (…).

Paul Gentizon in "Les Mois Suisse", maggio 1945


Filippo Giannini
BENITO MUSSOLINI
NELL'ITALIA DEI MIRACOLI

Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-89756-87-4]
Pagg. 264 - € 22,00